L’acqua potabile può davvero abbassare la pressione sanguigna?

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L’acqua potabile può davvero abbassare la pressione sanguigna?

L'ipertensione, conosciuta anche come alta pressione sanguigna, è una patologia che colpisce quasi un terzo della popolazione in Italia. Se questa condizione persiste per un lungo periodo, possono svilupparsi malattie gravi. L'ipertensione non trattata, infatti, può portare a patologie quali ictus, insufficienza renale e attacchi cardiaci. Attualmente, solo i farmaci possono fornire un aiuto efficace contro l'ipertensione,  ma un regolare consumo di acqua può essere un ottimo supporto al trattamento farmacologico per ridurre la pressione sanguigna sul lungo termine.

La mancanza di adeguata idratazione può essere infatti una delle cause dell'ipertensione, chi non assume una quantità sufficiente di acqua ha un rischio maggiore di sviluppare pressione alta. Le cellule sanguigne e, più in generale, quelle del corpo umano necessitano di una giusta quantità d'acqua per funzionare correttamente. Se il contenuto d'acqua nelle cellule è insufficiente, queste diminuiscono di dimensioni per cercare di mantenere il loro livello di pienezza portando così all’aumento della pressione arteriosa. Questo, nel lungo termine, può portare allo sviluppo dell'ipertensione.

I pazienti con diagnosi di ipertensione vengono spesso trattati con diuretici, ovvero dei farmaci che favoriscono l'eliminazione di liquidi attraverso l'urina e quindi la riduzione della pressione nei vasi sanguigni. Alcuni pazienti, erroneamente, credono che diminuendo l'assunzione di acqua possano ottenere lo stesso effetto, ma avviene l'opposto: è essenziale bere acqua, anche se si soffre di ipertensione, perché i diuretici possono accelerare la disidratazione, una circostanza da evitare.

Un ulteriore aspetto da considerare è la qualità dell'acqua che si consuma. In Italia, come abbiamo già visto, l'acqua del rubinetto è generalmente considerata abbastanza sicura, ma bisogna sempre considerare la possibilità che contenga sostanze chimiche in eccesso, batteri e altre impurità nocive per l'organismo. Monitorare la qualità dell'acqua potabile attraverso analisi specifiche può contribuire a garantire la sicurezza dell'acqua consumata.

Le persone affette da ipertensione e che effettuano regolarmente misurazioni della pressione sanguigna, dovrebbero aspettare circa mezz'ora dopo aver bevuto una grande quantità d'acqua prima di effettuare tale misurazione. Vi sono numerosi studi che dimostrano che l'assunzione di circa mezzo litro d'acqua in un breve lasso di tempo provoca un notevole aumento della pressione sanguigna a causa della contrazione dei vasi sanguigni. Dopo mezz'ora, la pressione ritorna ai livelli normali, fornendo dati significativi e affidabili per la misurazione.

Il secondo “nutrimento” da considerare nel contesto dell'ipertensione,  è l'assunzione di sale, poiché il sodio, suo principale componente, può altresì portare a un aumento della pressione sanguigna. Per ridurre il rischio di ipertensione, è fondamentale mantenere un'assunzione giornaliera di sodio inferiore a cinque grammi. Questa prudenza si applica non solo all'assunzione di cibi salati ma anche all'acqua potabile. L'acqua con un contenuto di sale inferiore a 20 milligrammi per litro è considerata a basso contenuto di sodio ed è consigliata per i pazienti ipertesi.

L'ipertensione è una patologia comune in Italia e può portare a gravi complicazioni se non trattata. L'assunzione adeguata di acqua può essere un elemento cruciale nel controllo della pressione sanguigna e nella prevenzione delle complicazioni associate all'ipertensione. È fondamentale prestare attenzione al contenuto di sale nell'acqua che si beve, poiché il sodio può influire sulla pressione sanguigna. Un approccio responsabile e informato all'ipertensione può contribuire in modo significativo al benessere e alla salute complessiva.

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